Casino di caccia estense Arquà Polesine

TITOLO: Casino di caccia estense

COMUNE: Arquà Polesine, via Arginone Cornè, 43

DATAZIONE: XV secolo

DESCRIZIONE:

Il Casino di caccia estense sorge sull’argine a nord del Castello, al quale è legato dalle sue lontane origini, in un punto piuttosto isolato, lungo un antico percorso di età romana. Venne fatto realizzare nel XV secolo dai marchesi d’Este che risiedevano ad Arquà, sulle fondamenta di un precedente edificio posseduto da Obizzo II d’Este, forse usato come residenza nel Duecento.

Il nuovo e più spazioso edificio fu commissionato, secondo alcune fonti, da Alberto V d’Este, marchese di Ferrara, che lo fece realizzare come costruzione di servizio nel territorio dell’allora Transpadana ferrarese, e che rimase di sua proprietà fino alla morte. Fu poi ereditato dal figlio Nicolò III che, oberato dai debiti, nel 1412 lo cedette al nobile Andrea Durazzo. L’origine estense si ritrova nello stile architettonico prettamente emiliano. L’edificio, che in origine doveva avere una forma quasi quadrata, è realizzato totalmente in mattoni. La facciata è caratterizzata da una scalinata che dà accesso al piano nobile. Oltre il tetto si ergono due caratteristici comignoli in cotto. A quel tempo era direttamente collegato con il Castello e probabilmente ospitava i marchesi e i loro ospiti durante le battute di caccia. L’aspetto del Casino è stato tuttavia più volte rimaneggiato e modificato dai vari proprietari che si sono succeduti, per adattarlo a villa residenziale. I primi interventi che ne iniziarono la progressiva riqualificazione furono eseguiti alla metà del XVI secolo, la struttura fu ampliata e adattata all’uso abitativo, dotandola di nuovi locali, cantina e soffitte oltre all’aggiunta di due ali al piano rialzato, che divenne il piano nobile dell’edificio. Nel Settecento vennero apportate ulteriori modifiche, tra cui la costruzione del muro di cinta che circondava lo spazio esterno, all’epoca destinato alla coltivazione dell’orto, del frutteto e adibito a giardino.

Proprio lo spazio esterno venne trasformato nella seconda metà dell’Ottocento dagli allora proprietari, la famiglia Cecchetti. Nel pieno del gusto romantico dell’epoca realizzarono un parco pittoresco, con alberi attraverso cui si aprivano sentieri, ponticelli, grotte e giochi d’acqua. Il parco era disseminato di reperti di età romana. Nel 1850 fu costruita anche la torretta adiacente all’edificio, in stile neogotico.

Il Casino venne acquistato nel 1968 dall’architetto Canato, discendente della famiglia Cecchetti, che lo restaurò riportandolo all’antico splendore.

INFORMAZIONI E CONTATTI: non visitabile

BIBLIOGRAFIA: Arquà Polesine. La Storia, Rovigo, Minelliana, 1999; Antonio Canova, Ville del Polesine, Edizioni Istituto Padano di Arti Grafiche, 1986, p. 16; Rovigo e la sua Provincia, 2ª edizione, Editrice Italia Turistica, 2003, p. 220; Bruno Gabbiani (a cura di), Ville Venete: la provincia di Rovigo. Insediamenti nel Polesine, Venezia, Istituto regionale per le ville venete Marsilio, 2000, pp. 117-118.