TITOLO: Museo dei Grandi Fiumi
COMUNE: Rovigo, Piazza S. Bartolomeo, 18
DATAZIONE: inaugurato nel 2001
DESCRIZIONE:
Il Museo dei Grandi Fiumi si trova a Rovigo negli spazi dell’antico Monastero Olivetano di San Bartolomeo, un complesso monumentale rinascimentale interamente restaurato, con origini ancora più antiche, che risalgono a un primo nucleo comunitario del tredicesimo secolo.
È il risultato di un’attenta ricerca sul passato, con una messa a fuoco storica, archeologica, artistica, ambientale sul Medio e Alto Polesine, rappresentati attraverso una raccolta cospicua di materiali archeologici rinvenuti per mezzo di ricerche e scavi, effettuati particolarmente dalla seconda metà del Novecento e tutt’ora in corso nel territorio. Il nome rende ossequio al Polesine, una terra nata esattamente tra i “Grandi Fiumi” Adige e Po.
Le origini del Museo dei Grandi Fiumi vanno ricercate nell’istituzione da parte dell’Amministrazione Comunale di Rovigo del Museo Civico delle Civiltà in Polesine, nato nel 1978 incorporando le raccolte etnografiche e i materiali archeologici raccolti e conservati nelle collezioni inizialmente gestite dal Centro Polesano di Studi Storici Archeologici ed Etnografici, esposti dal 1971 in una sede temporanea destinata a demolizione. Il museo civico apre al pubblico nel 1980 presso l’ex monastero degli Olivetani. La struttura, benché di particolare pregio, necessita al tempo di radicali opere di restauro, che prendono avvio nel 1990 e si sviluppano per un decennio. Contestualmente prende vita l’idea di un museo moderno nella concezione e innovativo negli allestimenti, rivolto a esaminare la storia più antica della terra racchiusa tra i corsi terminali dei due maggiori fiumi italiani, dando espressione al fervore di ricerche in campo geomorfologico e archeologico che lo hanno contraddistinto fin dalle origini.
Nella progettazione la cura scientifica dialoga con soluzioni scenografiche originali, atte a restituire al visitatore un’esperienza “diretta” e suggestiva delle epoche documentate, grazie al ruolo svolto da Gabbris Ferrari, noto artista, regista e scenografo teatrale che, in sintonia con la direzione museale, ha coordinato l’allestimento delle sezioni Età del Bronzo, Età del Ferro, Età Romana, nell’ambito della costante collaborazione dell’istituto con la Soprintendenza Archeologica del Veneto. Il nuovo Museo dei Grandi Fiumi, istituito nel 1998 e rapidamente riconosciuto di interesse regionale dalla Regione del Veneto, il 20 aprile 2001 apre al pubblico la sezione Età del bronzo, cui fanno seguito la sezione Età del Ferro nel 2002 ed Età Romana nel 2004. Il percorso espositivo continua ad arricchirsi nel periodo successivo, con le sezioni Medioevo e Rinascimento inaugurate rispettivamente nel 2012 e nel 2014, la Sala di Fetonte e la Sala dell’Ambra inaugurate nel 2022, una sala che espone quasi 50 bozzetti su carta del maestro Ferrari anch’essa inaugurata nel 2022. Sono inoltre visitabili un lapidario esterno di epoca romana, una collezione paleontologica con fossili di provenienza italiana ed estera, ceramiche di età rinascimentale e moderna esposte nelle sale per convegni Rotary e Flumina, alcuni dipinti di epoca moderna provenienti dalle Opere Pie Riunite, che trovarono sede nell’edificio tra la metà dell’Ottocento e gli anni Settanta del Novecento, esemplari di scultura novecentesca e di cartografia storica.
Il nucleo architettonico più antico dell’attuale complesso di San Bartolomeo nasce intorno alla prima metà del Duecento con le strutture edificate dagli Umiliati; nella seconda metà del Quattrocento subentrano nella struttura i monaci Olivetani, per l’interessamento dei due fratelli Bartolomeo e Nicolò Roverella, cardinale ed arcivescovo di Ravenna il primo, abate generale della Congregazione olivetana il secondo. Tra il Cinquecento e il Seicento il complesso assume progressivamente lo sviluppo edilizio definitivo, articolato tra due chiostri e due cortili. A seguito della soppressione napoleonica nel 1810, il monastero viene messo all’asta e acquistato da privati. Dopo varie vicende, nel 1844 l’edificio viene ceduto al Comune di Rovigo dal benefattore Giacomo Giro, destinato a ricovero per i bisognosi; pertanto la struttura viene ripetutamente adattata, con interventi di adeguamento alle nuove esigenze che progressivamente ne alterano l’originaria coerenza. Solo dopo il trasloco della casa di riposo e la destinazione a finalità culturali, il complesso può affrontare l’impegnativo restauro, il ripristino della sua leggibilità artistica e monumentale la vocazione a sede del Museo Civico delle Civiltà del Polesine, poi nel nuovo millennio del Museo dei Grandi Fiumi.
La prima sistemazione del complesso risale agli inizi della presenza olivetana, con la ricostruzione del nuovo convento, costituito da dodici camere, alcune per i monaci dell’ordine e altre per i domestici. Sulla base dello stile delle colonne e dei capitelli del chiostro, la progettazione è stata attribuita all’architetto Biagio Rossetti, pur mancando notizie certe, anche in base alla somiglianza della struttura con Palazzo Roverella di Rovigo, altro immobile assegnato allo stesso artista. Il corpo risalente al Cinquecento si articola intorno a un chiostro porticato, ornato al centro da una vera da pozzo in pietra d’Istria attribuita a Jacopo Sansovino, e sulle pareti esterne del primo piano da affreschi oggi perduti, che nel 1793 Francesco Bartoli vide e descrisse nei dettagli nel volume “Le pitture sculture ed architetture della città di Rovigo”: storie della Genesi, inquadrate tra fregi con disegni in chiaroscuro, firmate da un pittore di Assisi, Idone o Adone Doni, e datate all’incirca al 1545. Bartoli descrive inoltre gli interventi pittorici di Massimino Baseggio, fra cui una “Immacolata Concezione” in una finta nicchia decorata all’intorno lungo lo scalone che accompagnava al dormitorio al piano nobile, e in quest’ultimo, lungo 80 metri, i primi sei dei finti medaglioni con soggetti allegorici e ritratti di personalità olivetane che ne ornano le porte verso le celle laterali.
Nel Seicento lo sviluppo del monastero si amplia intorno a un secondo chiostro, per meglio rispondere alle crescenti esigenze della comunità monastica. Vari interventi si registrano anche nel Settecento, quando il monastero di San Bartolomeo ospita il noviziato.
Oggi, oltre al percorso espositivo storico-archeologico e alla visita al complesso monumentale, Il Museo dei Grandi Fiumi propone un’articolata offerta didattica frequentemente rinnovata, che comprende visite guidate, percorsi e laboratori rivolti a gruppi e scuole di ogni ordine e grado; progetta durante tutto l’anno servizi, attività ed eventi numerosi e diversificati per tipologia, contenuto, modalità di svolgimento, fascia oraria; cura un costante dialogo con la comunità locale e con i differenti pubblici, con un’attenzione particolare per le esigenze degli utenti con bisogni speciali (strumenti e servizi descritti nella pagina “Museo accessibile” del sito istituzionale).
Lungo il percorso museale si possono notare materiali di particolare pregio, come semilavorati in ambra dal sito dell’età del Bronzo finale (XIII – XII sec. a.C.) di Campestrin a Grignano Polesine; un bronzetto etrusco denominato ‘Cavaliere di Gavello’, un grande cratere e una coppa in ceramica attica, del V sec. a. C., entrambi parte del corredo della tomba 1 della località Balone a sud di Rovigo; le testimonianze di una grande villa romana scoperta a Chiunsano tra i comuni di Ficarolo e Gaiba; un corredo in argento e altri materiali preziosi di una sepoltura ostrogota femminile scoperta presso la stessa villa utilizzata in parte anche nel V – VI sec. d.C.; ceramica graffita rinascimentale rinvenuta in varie aree della città di Rovigo e presso il Monastero degli Olivetani e un piatto in maiolica istoriata firmato da Francesco Xanto Avelli da Rovigo, autentico maestro in questo genere di produzioni attivo alla corte di Urbino.
INFORMAZIONI E CONTATTI:
Orari di apertura:
martedì-venerdì: 10.00 – 13.00
sabato-domenica: 10.00 – 13.00, 15.00 – 18.00
Telefono: 0425 1540440
Email:
info@museograndifiumi.it (biglietteria, informazioni, prenotazioni)
museograndifiumi@comune.rovigo.it (unità scientifica, unità amministrativa)
Sito web: https://www.comune.rovigo.it/museograndifiumi
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/www.museograndifiumi.it/?locale=it_IT
BIBLIOGRAFIA: AA.VV., “Verso il Museo dei Grandi Fiumi. Towards the Great Rivers Museum”, atti del simposio internazionale, Rovigo, Minelliana, 1998; Bartoli Francesco, “Le pitture, sculture e architetture della Città di Rovigo”, Venezia, Savioni, 1793; “Beni culturali e ambientali in Polesine”, rivista del Comitato permanente per la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali e ambientali in Polesine, n. 1 della serie a stampa, Turismo & cultura, Rovigo, 1997; Biasissi Claudia (a cura di), “Un Museo per i Fiumi. Il Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo, i disegni progettuali e la sua creazione”, Crocetta del Montello, Antiga, 2019; Munarini Michelangelo, Peretto Raffaele, Visser Travagli Anna Maria (a cura di), “La meraviglia del consueto. Ceramiche dal XIII al XVIII secolo dalle raccolte del Museo Civico di Rovigo”, catalogo della mostra, Rovigo, Minelliana, 1995; Museo dei Grandi Fiumi, guide alle sezioni “Età del Bronzo”,” Età del Ferro”, “Età Romana”, “Medioevo e Rinascimento”, Comune di Rovigo; Traniello Leobaldo, (a cura di), “Rovigo ritratto di una città”, Rovigo, Minelliana, 1988; Zaggia Stefano (a cura di), “Il Monastero e la Città. San Bartolomeo di Rovigo: vita religiosa, arte, cultura, economia”, atti del convegno del 2019, Rovigo, Minelliana, 2022.