TITOLO: Villa Molin Avezzù
COMUNE: Fratta Polesine, via Bragola, 1
CATEGORIA: ville e palazzi
DATAZIONE: metà XVI secolo
DESCRIZIONE:
Villa Molin Avezzù si erge nel centro del comune di Fratta Polesine, posta tra lo Scortico a sinistra e un canale minore a destra, che la cingono quasi creando un’isola. L’edificio ha uno stretto rapporto con villa Badoer, che sorge a breve distanza e con la quale si instaura un rapporto di somiglianza ma anche di parentela. La storia delle due ville si intreccia con quella delle famiglie committenti: i Badoer, i Loredan e i Grimani.
Villa Badoer venne fatta costruire nel 1554 da Francesco Badoero, che sposando Lucietta Loredan aveva unito le due famiglie e il matrimonio gli aveva portato in eredità l’ampio fondo territoriale della Vespara, ossia i terreni su cui poi sorsero le due ville. In quest’area si decise quindi di creare una residenza, da cui amministrare i beni delle due famiglie. Il fondo della Vespara venne quindi bonificato e nel 1554 prese avvio il cantiere di villa Badoer. La sorella di Lucietta Loredan, Lucrezia, sposò invece Vincenzo Grimani, portando in dote l’altra parte del fondo della Vespara, che fu così diviso. Fu probabilmente proprio Vincenzo Grimani a commissionare tra il 1554 e il 1556 la costruzione di villa Molin Avezzù, trasformando l’antica casa di famiglia della moglie. Il cantiere si collocherebbe quindi negli stessi anni della costruzione di villa Badoer.
Mentre villa Badoer fu realizzata da Andrea Palladio, famoso architetto padovano del Cinquecento, villa Molin Avezzù presenta caratteri stilistici palladiani, ma fu più probabilmente realizzata da un allievo del maestro, a cui forse era stato affidato un disegno iniziale fatto dal Palladio. Alcuni studiosi propongono Domenico Groppino, che eseguì dei lavori per i Grimani in Polesine. Non è nemmeno chiara la genesi della villa. In alcune mappe risalenti alla metà del Cinquecento, infatti, presso i terreni di proprietà della famiglia Loredan su cui poi sorse villa Molin Avezzù, è possibile vedere la presenza di diversi edifici, per lo più rustici. La villa fu quindi molto probabilmente il frutto di lavori di ristrutturazione di un edificio più modesto precedente.
A differenza di villa Badoer, villa Molin presenta la facciata rivolta verso nord, secondo lo schema tipico delle ville venete. Il complesso è formato dalla casa padronale e da una barchessa separata, posta in senso ortogonale a ovest. Nella corte di lavoro a ovest si trova anche un rustico, denominato “Il Fenilon”. Gli edifici sono immersi in un parco circondato da un muro di cinta in laterizio. La casa padronale si eleva su tre piani. Al piano terra si trovavano gli ambienti di servizio, la cucina e le cantine. Il primo era il piano nobile al quale si può accede anche direttamente dall’esterno grazie a due scale simmetriche che portano al grande salone centrale. L’ultimo piano è occupato dal granaio.
Il salone centrale è caratterizzato da un soffitto a cassettoni e da pareti affrescate. Anche le stanze del piano nobile poste a est risultano tutte affrescate. Gli affreschi sono attribuiti ad un “anonimo Grimani” che faceva parte della bottega del pittore Giuseppe Porta Salviati e collega di Giallo Fiorentino, il pittore che decorò villa Badoer. Giuseppe Porta decorò insieme al suo maestro Francesco Salviati, Palazzo Grimani a Venezia ed è probabile che la famiglia volesse estendere il ciclo decorativo anche alla dimora di campagna per creare un parallelismo iconografico. Gli affreschi furono realizzati attorno al 1564 per volontà di Andrea Da Molin, genero di Vincenzo Grimani, in occasione del suo matrimonio con Isabetta Grimani. I temi dipinti infatti rappresentano scene ed allegorie mitologiche tutte incentrate sui temi dell’amore, del matrimonio e della fecondità. Famosa è la “Stanza dei banchetti” che presenta sul soffitto le figure di Giove e Giunone. La sala è poi circondata da una balaustra dipinta, sulla quale si affacciano personaggi domestici. Nel salone centrale invece sono rappresentati episodi tratti dalla storia di Roma antica, il cosiddetto “Ciclo degli Scipioni”. La famiglia Grimani aveva infatti assunto il soprannome di Scipioni e la famiglia Loredan si riteneva discendente di Muzio Scevola, personaggio di spicco della Roma imperiale. Gli episodi simboleggiano e celebrano le nobili virtù della famiglia Grimani.
La villa rimase ai Da Molin fino all’estinzione del ramo della famiglia nel 1743. Nell’Ottocento fu teatro di un triste episodio legato alla storia della Carboneria a Fratta. Qui Cecilia Monti, moglie del generale napoleonico d’Arnaud, l’11 novembre 1818 tenne un pranzo a cui parteciparono anche alcuni intellettuali carbonari quali Antonio Oroboni e Francesco Villa che misero in luce le loro idee. A seguito di questo evento tutti i partecipanti furono arrestati dalle autorità austriache e condannati per alto tradimento a scontare una lunga pena alla Fortezza Spielberg dove trovarono la morte.
Dopo lo stato di abbandono che caratterizzò la villa nel Novecento, negli anni ’70 la famiglia Avezzù-Pignatelli, attuali proprietari, promossero un profondo restauro volto a riportare la villa al suo antico splendore.
INFORMAZIONI E CONTATTI: La visita è possibile in alcune domeniche o ai gruppi previa prenotazione.
Sito Web: www.avezzu.it
Telefono: 3487019962
Pagina Facebook: www.facebook.com/villamolinavezzu/?locale=it_IT
BIBLIOGRAFIA: Rovigo e la sua provincia. Guida turistica e culturale. II edizione aggiornata, Rovigo, Amministrazione provinciale, 2003, p. 177; Bruno Gabbiani (a cura di), Ville Venete: la provincia di Rovigo. Insediamenti nel Polesine, Venezia, Istituto regionale per le ville venete Marsilio, 2000, pp. 264-266; Ruggero Maschio (a cura di), Villa Loredan Grimani Avezzù a Fratta Polesine. Presentazione di Luciano Zerbinati, prefazione di Lionello Luppi (p. 5-8), Rovigo, Minelliana, 2001.