Chiesa di S. Antonio Abate e Piazzetta Annonaria

TITOLO: Chiesa di Sant’Antonio Abate e Piazzetta Annonaria

COMUNE: Rovigo, via X Luglio, 19

DATAZIONE: XVI secolo

DESCRIZIONE:

La Chiesa di Sant’Antonio Abate, anche conosciuta come Chiesa di San Domenico, rimane quasi nascosta all’interno della Piazzetta Annonaria ma guardando in alto è possibile scorgere il campanile che svetta sugli edifici. Il piccolo edificio risale agli inizi del Cinquecento, eretta probabilmente tra il 1505 e il 1516.

Agli inizi del Quattrocento, quando la peste terrorizzava l’Europa, la nobildonna Piacenza Casilini, scampata all’epidemia, fece costruire in quest’area un ospedale, luogo di accoglienza per i malati e i viandanti. L’edificio fu distrutto da un incendio agli inizi del Cinquecento e i discendenti di Piacenza, Giovanni, Marco e Marsilio Casilini, per esaudire la volontà testamentaria della loro ava lo fecero ricostruire. I lavori dei Casilini si limitarono all’essenziale, ma con l’occasione fecero aggiungere una piccola chiesa con due altari, di cui uno dedicato a Sant’Antonio Abate. Nel 1542 tutto il complesso venne donato dalla famiglia ai Frati Domenicani, che ne fecero un convento. I lavori vennero di nuovo finanziati dai Casilini, tanto che i Frati fecero costruire in segno di riconoscenza all’interno della chiesa una cappella a destra di quella maggiore, che divenne il sepolcro della famiglia. Nonostante nel tempo si susseguirono vari interventi la chiesa rimase a lungo di piccole dimensioni. Solo nel 1627, date le continue richieste dei vicari, il convento e la chiesa furono ristrutturati e ampliati. A seguito di questi lavori il convento da vicariato divenne un priorato, acquisendo una propria autonomia e, dato il nuovo prestigio, fu nuovamente ricostruito, seguendo il classico schema claustrale. Fino al Settecento la chiesa venne interessata da numerosi interventi di abbellimento, furono aggiunti altari, la cappella di sinistra di fronte al sepolcro Casilini, opere d’arte e anche il campanile venne sopraelevato. I Domenicani curavano con attenzione l’abbellimento della chiesa e forse la loro soppressione, voluta dai Francesi nel 1770, giunse inaspettata. Il convento fu allora acquistato dalle Terziarie domenicane, che curarono la chiesa fino a quando nel 1810 tutti gli ordini religiosi furono soppressi. Caduto Napoleone, il Veneto passò sotto al dominio austriaco e il convento divenne la caserma per le Guardie di Finanza. Quarant’anni dopo, quando ormai la caserma era stata trasferita altrove, il complesso fu messo all’asta e acquistato da una società di cittadini che ne fecero il mercato annonario che diede il nome all’odierna Piazzetta Annonaria.

La chiesa risulta oggi molto modificata da un intervento di rinnovamento degli anni Quaranta in cui venne rifatto l’altare maggiore, il pavimento, i serramenti e rivestite le pareti di marmo. All’interno della piazzetta invece si trovano botteghe di prodotti locali, in particolare generi alimentari.

Presso l’entrata di Piazza Annonaria in via X luglio è posto un monumento a ricordo del Ghetto degli ebrei, che fino al 1930 si estendeva in questa zona. L’opera, dell’architetto Luigi Paparella, reca tutti i simboli della difficile storia della comunità ebraica, in memoria di quanto avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale.

INFORMAZIONI E CONTATTI: l’ingresso alla Piazzetta Annonaria avviene da via X Luglio o da Piazza Merlin.

Aperta tutti i giorni dalle 7.30 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 20.00. Chiusa il mercoledì pomeriggio.

BIBLIOGRAFIA: Roberto Costa, Gli ebrei a Rovigo, in: Ventaglio Novanta, n. 31, luglio 2005, pp. 50-57; Ida Maria Fuggetta, S. Antonio Abate, detto S. Domenico: l’ospedale, la chiesa e il convento, in: Rovigo dalla parte di S. Giustina. Ricerche storiche per la tutela dei beni ambientali. Atti della giornata di studio (Rovigo, Accademia dei Concordi, 26 novembre 1992). Presentazione di Maria Carla Avezzù. Rovigo, Minelliana, 1993, pp. 71-78; Leobaldo Traniello (a cura di), Rovigo. Ritratto di una città, Rovigo, Edizioni Minelliana Associazione Culturale, 1988, pp. 166-171.