Ex-Zuccherificio Arquà Polesine

TITOLO: Ex zuccherificio

COMUNE: Arquà Polesine, via Stazione

DATAZIONE: XX secolo

DESCRIZIONE:

L’ex zuccherificio di Arquà era uno dei più grandi e produttivi in Polesine. Fu costruito nel 1924 dall’industriale svizzero Biagi de Blasis, che commissionò l’impianto ad una ditta cecoslovacca, come si può vedere dalle linee particolari dell’edificio, non frequenti in Polesine. Per costruire l’edificio venne scelta una zona paludosa del paese, che con l’occasione fu bonificata.

La prima campagna si avviò nel 1927 e la capacità iniziale andava da 4 a 7000 quintali di bietole al giorno. La fabbrica produceva zucchero raffinato in quadratini, inscatolato in imballi da un chilo, ma anche bustine e zucchero impalpabile. Il numero iniziale di dipendenti era circa 120 persone, ma durante la campagna saccarifera si arrivava anche a 500 persone, la campagna durava solitamente 40 o 50 giorni e ne prendevano parte anche molti studenti della zona. Le barbabietole provenivano dalle zone circostanti: Pontecchio Polesine, Villamarzana, Bosaro, Villanova del Ghebbo, Frassinelle e Polesella. Per un periodo, fino al 1953, era annesso all’edificio anche un lievitificio che lavorava a ciclo continuo, estraendo lievito per la panificazione dal melasso. L’introduzione dello scarico automatico dei rimorchi, avvenuto nel 1957, per primo in Polesine, permise di diminuire la necessità di manodopera e velocizzare il processo. Negli anni Cinquanta un’importante ristrutturazione aumentò considerevolmente la capacità produttiva dello stabilimento, che arrivò a processare da 35 a 40000 quintali di barbabietole al giorno.

Lo zuccherificio nacque con la Società Anonima Ceresio, a capitale svizzero, proseguì negli anni Sessanta con la “Spica Lauis” S.p.A. che successivamente si fuse con l’Eridania. L’ultimo passaggio determinò però la chiusura dello stabile, convogliando la produzione allo zuccherificio di San Quirico, vicino a Piacenza, che a parità di dipendenti aveva una produzione più che tripla. Lo zuccherificio portò notevoli vantaggi al paese di Arquà, tanto che nel dopoguerra è stato il secondo comune della provincia come reddito pro-capite. A testimoniare la presenza della fabbrica oggi resta soltanto una parte della facciata principale, completamente trasformata nell’ambito di un piano di lottizzazione che ha suddiviso la proprietà per accogliervi attività commerciali ed artigianali, mentre tutto attorno si è sviluppato un quartiere residenziale, in continuità con quelle che erano le case dei dipendenti e la palazzina del direttore.

INFORMAZIONI E CONTATTI:

BIBLIOGRAFIA: Civiltà del lavoro industriale nel Polesine 1870-1940 (Rovigo, Camera di Commercio, 14 dicembre 1991-2 febbraio 1992; Canda, Villa Nani Mocenigo, luglio agosto 1997). Catalogo della mostra a cura di Marcello Zunica. Associazione Industriali della Provincia di Rovigo / Associazione culturale Minelliana (I.P.A.G.), 1991, pp. 223-232.