
TITOLO: Palazzo Pepoli detto “Il Palazzon”
COMUNE: Trecenta, via Antonio Canova, 1
DATAZIONE: XVI secolo
DESCRIZIONE:
L’imponente Palazzo Pepoli si erge all’entrata di Trecenta, in prossimità delle acque del Tartaro. L’edificio venne fatto costruire dalla famiglia bolognese dei Pepoli alla fine del XVI secolo.
Nello stesso sito esisteva un precedente castello medievale, molto più esteso dell’attuale palazzo e dotato di quattro torri angolari circolari, attorno al quale si sviluppò il primo borgo di Trecenta. Alla fine del Duecento il territorio di Trecenta e il suo castello furono coinvolti nelle lotte fra gli eredi degli Obizzo, signori di Ferrara, guerra dalla quale il castello ne uscì probabilmente distrutto e non venne più ricostruito.
Nel Cinquecento nei pressi delle rovine del castello, presso il canale Corbella, un ramo secondario del Tartaro, il marchese Cornelio Bentivoglio fece costruire la Chiavica di Corbella, per il passaggio di quattro canali. La struttura venne sfruttata dai Bentivoglio per realizzare un mulino nel 1582. Il mulino però non ebbe vita lunga e fu attivo fino ai primi decenni del Seicento. A partire dal 1609 Enzo Bentivoglio, figlio di Cornelio realizzò la grande opera di bonifica della Transpadana, scavando un nuovo canale, il Cavo Bentivoglio, per scolare le acque palustri. La grandiosa opera fatta dai Bentivoglio determinò il successo della bonifica ma anche il progressivo disseccamento della Corbella. Inoltre nel 1620 si verificò la rotta del Tartaro che causò una disastrosa alluvione. Dopo questo evento i Bentivoglio decisero di approfondire l’alveo del Tartaro e dotarlo di robusti argini. L’intervento portò al definitivo prosciugamento della Corbella. L’attività molitoria pertanto cessò e il mulino venne trasformato in un palazzo residenziale e una parte fu destinata a granaio.
Alla fine del Seicento i Bentivoglio si unirono alla famiglia dei Pepoli grazie a politiche matrimoniali. Nel 1676 Beatrice Bentivoglio sposò il conte Ercole Pepoli, che commissionò il rifacimento del palazzo all’architetto bolognese Giuseppe Antonio Torri. Per la sua costruzione i fornici della chiavica furono parzialmente riempiti di terra e adibiti a cantine e cucine. Il Palazzon divenne la nuova dimora dei Pepoli.
Il grandioso edificio padronale si sviluppa su tre piani più i magazzini nel sottotetto. È composto da un corpo centrale, affiancato da due torrioni sporgenti ai lati. La facciata è semplice e senza particolari decorazioni e richiama i canoni dell’architettura militare emiliana. Il portale di ingresso si immette direttamente nel grande salone centrale a tripla altezza, il cuore del palazzo. Il soffitto è arricchito al centro e ai lati da preziosi ornamenti in rilievo che raffigurano cigni e angeli. Attorno al salone corre un ballatoio con ringhiera in legno, a cui si accede tramite una scala a chiocciola in marmo, che determina un suggestivo colpo d’occhio. Dal salone si ha accesso a tre vani che conservano ancora alle pareti tracce di antichi affreschi.
Attorno al 1755 l’allora proprietario Cornelio Pepoli-Musotti sposò la nobile contessa Marina Grimani, dando inizio al periodo di maggior splendore del palazzo. Fu lei a rendere Palazzo Pepoli la sua lussuosa residenza, ristrutturandolo e dotandolo di decorazioni che celebravano le due casate. Gli interni dotati di arredi sfarzosi, ospitavano feste e ricevimenti per nobili compagnie.
In passato l’edificio è stato adibito agli usi più diversi: essicatoio per il tabacco, magazzino per i cereali e per concimi chimici, ospedale durante la Prima Guerra Mondiale. Gli ultimi proprietari, la famiglia Spalletti, nel 1987 donarono l’edificio alla Regione del Veneto per il suo recupero e valorizzazione. Attualmente, a seguito degli interventi di restauro effettuati ai sotterranei ed ai piani nobili, viene impiegato per ospitare iniziative a carattere turistico e culturale.
INFORMAZIONI E CONTATTI: non visitabile
BIBLIOGRAFIA: Michelangelo Caberletti, Pepoli e Bentivoglio nella terra di Trecenta. Storia della possidenza fondiaria e degli edifici più insigni, Bergantino, Grafiche FM, 2007; Bruno Gabbiani (a cura di), Ville Venete: la provincia di Rovigo. Insediamenti nel Polesine, Venezia, Istituto regionale per le ville venete Marsilio, 2000, pp. 537-538; Marco Lucat (a cura di), Architettura nel Polesine. Il recupero di Palazzo Pepoli in Trecenta, Venezia, Regione del Veneto, 1998; Rovigo e la sua provincia. Guida turistica e culturale. II edizione aggiornata, Rovigo, Amministrazione provinciale, 2003, pp. 212-213.
Michelangelo Caberletti, Cosa c’era sotto el Palazzon de Tresenta?: https://digilander.libero.it/prolocotrecenta/ILCOMUNE/pubblic%20storia%20Palazzo%20Pepoli.pdf