TITOLO: Villa Oroboni
COMUNE: Fratta Polesine, via Ruga
CATEGORIA: ville e palazzi
DATAZIONE: fine XVII secolo – inizio XVIII
DESCRIZIONE:
La costruzione di villa Oroboni risale alla fine del Seicento o agli inizi del Settecento. Ciò che immediatamente è possibile notare dell’edificio è che esso è rimasto incompiuto, come denota l’asimmetria della facciata, che risulta più limitata sul lato destro. La villa comprende la casa padronale, un rustico e un fienile e tutto attorno si estende la corte. Nel Settecento ai lati della casa si aprivano due barchesse, mentre la corte con l’orto e il brolo, ossia lo spazio dedicato al vigneto, si estendevano davanti e dietro alla casa. Si accede alla villa percorrendo una stradina che costeggia lo scolo Valdentro, che porta ad un cancello in ferro battuto. Originariamente il cancello costituiva l’apertura nel muro di cinta in mattoni che proteggeva la proprietà e che ad oggi è in buona parte non più presente. Lungo il muro di cinta si trovava in passato anche una piccola cappella dedicata a San Sisto, demolita probabilmente nella seconda metà dell’Ottocento ma oggi ricordata in una lapide posta su ciò che rimane del muro di cinta. La casa, di proprietà della famiglia Oroboni, recava un tempo sulla facciata due stemmi gentilizi, uno con la cicogna, simbolo della famiglia Oroboni e uno con l’angelo, che rappresentava la famiglia Angeli. Nel 1738 infatti il conte Camillo Oroboni sposò Laura Angeli, per sancire l’alleanza tra le due famiglie.
Nell’Ottocento la storia della villa si intreccia con la storia della Carboneria a Fratta e delle lotte contro il regno Lombardo-Veneto. In questa casa nacque e abitò fino al 1818 il Conte Antonio Fortunato Oroboni, celebre membro della Carboneria e ultimo discendente della famiglia. Antonio Oroboni fu aggregato alla Carboneria da Antonio Villa nel 1817. L’anno successivo Villa ebbe l’ordine da Felice Foresti, iniziatore della Carboneria in Polesine, di bruciare tutte le carte compromettenti in suo possesso. Villa in realtà ne aveva distrutte solo alcune, affidandone altre a Oroboni, perché le nascondesse in luogo sicuro. Il giovane Oroboni per rassicurarlo gli aveva successivamente rivelato il nascondiglio, ossia la cappella della villa di famiglia. Ma a seguito delle indagini condotte dagli austriaci Villa confessò, fornendo agli inquisitori istruzioni accuratissime per il reperimento dei documenti a Villa Oroboni. Il 7 gennaio 1819 Antonio Oroboni e Felice Foresti furono arrestati assieme ad altri carbonari. Oroboni fu infine condannato a morte e successivamente la pena fu mutata in 20 anni di carcere. Morì tuttavia di malattia alla Fortezza Spielberg. La vicenda è oggi ricordata da una lapide posta sulla facciata della villa.
INFORMAZIONI E CONTATTI: visitabile solo per motivi di studio e ricerca
BIBLIOGRAFIA: Bruno Gabbiani (a cura di), Ville Venete: la provincia di Rovigo. Insediamenti nel Polesine, Venezia, Istituto regionale per le ville venete Marsilio, 2000, pp. 273-274; Rovigo e la sua provincia. Guida turistica e culturale. II edizione aggiornata, Rovigo, Amministrazione provinciale, 2003, p. 176; Antonio Canova, Ville del Polesine, Rovigo, Istituto padano di arti grafiche, 1975, pp. 70-71.
Oroboni Antonio Fortunato in Dizionario biografico degli italiani, vol. 79, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2013: https://www.treccani.it/enciclopedia/antonio-fortunato-oroboni_(Dizionario-Biografico)/ visitato il 22/08/2023.